ALCUNE CONSIDERAZIONI SUL REFERENDUM DEL 4 DICEMBRE

Il bicameralismo è stato scelto dai Padri costituenti per ripartire la sovranità democratica tra due Camere, ed evitare in tal modo possibili “dittature” delle maggioranze di governo.

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Mi spiego meglio. Esso comporta una completa equiparazione tra i due rami del Parlamento, che hanno uguale legittimazione popolare, e gli stessi poteri in fase di approvazione delle leggi.

Nello specifico, l’art. 94 Cost. statuisce il principio della doppia fiducia: ciò comporta che il Governo è responsabile politicamente nei confronti della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica. Il bicameralismo non costituisce una perdita di tempo, rispetto alla “sete” di legiferazione dei nostri attuali rappresentanti: non possiamo pensare che i nostri Padri costituenti (Togliatti, Nenni, Nitti, Moro, Calamandrei, Croce, Foa, Orlando, Saragat, De Gasperi per citarne solo alcuni) non si siano domandati se il principio della doppia lettura costituisse una perdita di tempo (domanda che, invece, si sarebbero posti il Ministro per le riforme Boschi ed il Senatore Verdini).

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In realtà, bisogna tener presente che la Costituzione Italiana nasce da un compromesso tra i maggiori partiti del dopoguerra: la D.C. (di Don Sturzo), il P.C. (di Togliatti), il P.S.I. (di Saragat), e il bicameralismo perfetto ne rappresenta uno degli effetti, compromesso che, lungi da ogni ipotesi di debolezza, rappresenta al contrario un punto di forza nella misura in cui esso costituisce l’incontro delle maggiori forze sociali presenti nella società.

Per tale ragione, sino ad oggi, la nostra Costituzione ha rappresentato il luogo di incontro per la stragrande maggioranza delle componenti culturali e politiche del nostro paese.La Costituzione nasce come Costituzione di tutti e questa riforma propone di farla diventare una Costituzione delle maggioranze di Governo.

Di sicuro, la tesi che sostiene che il superamento del bicameralismo è necessario per consentire all’unica Camera di legiferare più velocemente è priva di credibilità. Nel nostro paese c’è una media mensile di 5,61 leggi approvate (in Europa siamo secondi solo alla Germania), casomai il problema riguarda la qualità delle Leggi approvate dal nostro Parlamento.

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A titolo esemplificativo si può menzionare il “nuovo Codice degli appalti”, il quale costituisce un “capolavoro” dell’architettura legislativa italiana. Tutti, o comunque molti, sanno che esso, pubblicato il 18.4.2016, è stato rettificato nel mese di luglio, in quanto presentava ben 181 errori su 220 articoli (con buona pace dell’inutilità della doppia lettura).

E’ nostro diritto-dovere, quindi, salvaguardare la Costituzione e far sì che essa trovi reale applicazione, (penso all’art. 1), non permettendo a maggioranze provvisorie e non rappresentative della popolazione di limitare il già scarso potere decisionale e rappresentativo in campo politico. Con l’aggiunta che una Costituzione non più chiara, mal rattoppata e prestantesi a più interpretazioni, bloccherebbe realmente la nostra economia.

Per queste ragioni, senza sentirmi un oscurantista nemico del progresso, il 4 dicembre voterò NO.

Di Giuseppe Libutti