Villa Borghese e la celebre Sentenza del 9.3.1887 della Cassazione romana.

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Il riconoscimento dello jus deambulanti nella Villa dei principi Borghese.

Il caso di Villa Borghese a Roma costituisce un antecedente storico della massima rilevanza.

Nel diciassettesimo secolo il cardinale Scipione Borghese aveva aperto la famosa villa ai cittadini che, pertanto, potevano godere liberamente di questo meraviglioso spazio.

Nel 1885 si diffonde la notizia che il principe intendeva vendere l’omonimo parco. Il comune di Roma intimò, quindi, di tenere conto dei diritti di pubblico passaggio spettanti al popolo di Roma.

In risposta, il Principe chiuse la villa all’uso pubblico per affermare il suo diritto esclusivo su di essa.

Il Comune resistette a tale comportamento agendo in giudizio con azione di reintegrazione ed in subordine per la manutenzione del possesso, per affermare il diritto di pubblico passaggio della popolazione.

La vicenda, com’è noto, si risolse dinanzi alla Cassazione Romana, che in primo luogo riconobbe il riconoscimento della legittimazione ad agire non solo al Comune di Roma, quale rappresentante della cittadinanza, ma a tutti i membri della comunità, quali portatori di un interesse proprio.

Nel merito, la Cassazione accolse la tesi del Comune di Roma ed il diritto di uso pubblico da parte del popolo romano su Villa Borghese, che aveva diritto a spaziare in un luogo ameno.

La Sentenza in questione costituisce un vero e proprio antecedente storico al riconoscimento dei diritti d’uso pubblico, con la facoltà per la collettività di accedere sul fondo altrui.

Non posso non pensare a questo ogni qual volta ho la fortuna di passeggiare per Villa Borghese.

Avv. Giuseppe LIBUTTI