RISARCIMENTI: Reati violenti, l’Italia è in mora

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IL SOLE 24 ORE

Indennizzo alle vittime. La legge europea è in vigore da luglio ma mancano ancora i decreti attuativi
Reati violenti, l’Italia è in mora
La Corte Ue contesta il ritardo (11 anni) per il recepimento della direttiva

Milano. Italia inadempiente sui sistemi di indennizzo per le vittime di reati violenti. La Corte di giustizia europea – causa c-604/14 – ha chiuso ieri, con questa statuizione, il contenzioso aperto dalla Commissione europea per il ritardo accumulato dal legislatore italiano sulla direttiva 2004/80/Ce. La norma europea – che doveva essere recepita entro il 1° luglio 2005, ma che in Italia ha “semi” debuttato solo con la legge 122 del 7 luglio scorso – prevede la copertura delle vittime di reati violenti in tutto l’ambito comunitario, con la possibilità di chiedere l’indennizzo non solo nel paese di propria residenza, ma anche in quello in cui è avvenuto il fatto illecito.
In Italia questa sorta di polizza statale per chi sia rimasto vittima di un «reato intenzionale violento» è comparsa solo parzialmente, materializzandosi nel dlgs 204/2007 per fatti legati a terrorismo e mafia. Sufficiente secondo Roma, questa lettura è stata contestata dalla Commissione europea – rappresentata dagli avvocati Enrico Traversa e Federica Moro – che nelle sue conclusioni ha pure escluso la possibilità degli stati di declinare la direttiva su fattispecie selezionate discrezionalmente.
Questione centrale, in questo contesto, è la considerazione dell’indennizzo come corollario di garanzia alla libertà di circolazione nell’Ue riconosciuta dai trattati fondativi. Punto che la Corte, nelle motivazioni della sentenza, pone in rilievo laddove scrive che «la Repubblica italiana, non avendo adottato tutte le misure necessarie al fine di garantire l’esistenza, nelle situazioni transfrontaliere, di un sistema di indennizzo delle vittime di tutti i reati intenzionali violenti commessi sul proprio territorio, è venuta meno all’obbligo ad essa incombente in forza dell’articolo 12 paragrafo 2 della direttiva 2004/80».
La legge 122 del 7 luglio scorso (Legge europea 2015/2016) è intervenuta per colmare la lacuna, prevedendo in 5 articoli l’allineamento alla disciplina comunitaria. Tuttavia l’operatività delle norme è di fatto subordinata all’emanazione dei decreti di attuazione del Viminale (previsti entro sei mesi), sentiti i ministeri dell’Economia e della Giustizia, sugli importi da riconoscere alle vittime «comunque nei limiti delle disponibilità del Fondo di rotazione (…) assicurando un maggior ristoro alle vittime dei reati di violenza sessuale e di omicidio».
Resta comunque, secondo gli interpreti, uno spazio di 11 anni (dal 1° luglio del 2005 ad oggi) in cui le vittime di reati violenti potrebbero citare a giudizio il Ministero, come già accaduto in alcuni distretti (la relazione alla legge europea parla di un contenzioso a Torino finito con la liquidazione in Appello di 50 mila euro alla vittima). Inoltre, le tabelle del futuro decreto attuativo dovranno comunque attenersi a parametri di ristoro non meramente simbolici.
Il ministero della Giustizia, a margine della sentenza di ieri, ha spiegato in un comunicato che «l’Italia ha proceduto alle necessarie modifiche normative: intervento realizzato con la cosiddetta legge europea 2015-2016 che contiene la disciplina per l’indennizzo in favore delle vittime di reati intenzionali violenti. Si tratta ora di procedere con tempestività alla valutazione delle domande di indennizzo che verranno proposte, anche per fatti criminosi commessi prima dell’entrata in vigore della legge, in modo da recuperare il forte ritardo nel recepimento della direttiva europea e ridurre il sacrificio ai diritti individuali che in tutti questi anni si è consumato». Alessandro Galimberti