Proroga delle concessioni demaniali marittime

camera concessioni demaniali

Di seguito il testo ed il video (min. 23:00) del mio intervento oggi perso la sala stampa della Camera dei Deputati, sul tema della proroga delle concessioni balneari.

Nel poco tempo a mia disposizione mi preme parlare di poche questioni.

Un ringraziamento ai cittadini di Ostia dotati di un senso civico fuori dal comune ed una preparazione giuridica ed in termini di conoscenza dei propri diritti altrettanto importante.

Devo dire che al nostro primo incontro avvenuto alla presenza dell’avv. Felice BESOSTRI che oggi non può essere qui con noi per problemi personali si è presentato un nutrito gruppo di cittadini che avevano ben presente la portata dei propri diritti e come rivendicarli.

Di sicuro l’appoggio ed il contributo di queste realtà sarà la marcia in più per raggiungere quanto prima i risultati sperati.

Cosa chiedono i cittadini:

In primis il libero accesso al mare. Di fatto le continue proroghe hanno riconosciuto un quasi diritto di proprietà in capo ai cessionari di beni demaniali marittimi.

Questo si pone in contrasto prima ancora che con la normativa comunitaria con la nostra Costituzione (artt. 41 e 42), ai sensi della quale il demanio marittimo rientra nella proprietà pubblica che appartiene al popolo a titolo di sovranità come da tempo affermato da Massimo Severo Giannini e come ci spiega il Prof. Paolo MADDALENA.

Tale concetto è stato chiarito già nel secolo scorso e ne tiene conto il regolamento di contabilità generale dello Stato R.D. 4 maggio 1885 n. 3074 il quale afferma che i beni dello Stato si distinguono in demanio pubblico e beni patrimoniali.

Costituiscono il demanio i beni che sono in potere dello Stato a titolo di sovranità.

Di conseguenza i beni demaniali sono inalienabili, inusucapibili e inespropriabili.

Non può essere accettata quindi questa proprietà di fatto da parti di soggetti privati, e per giunta ad un canone irrisorio ormai invariato da anni.

Sul piano comunitario, è stato sapientemente detto da chi mi ha preceduto dell’esistenza della direttiva Bolkestein e di numerose Sentenze della Corte di Giustizia.

Tali normative si traducono, sul piano pratico, nell’obbligo di garantire la tutela delle situazioni giuridiche soggettive sorte per effetto delle norme dell’ordinamento giuridico UE e non possono ammettersi ritardi derivanti da disposizioni interne che eventualmente prevedono meccanismi di ricorso non previsti per garantire finalità istituzionali dell’Unione.

Conseguenza ne è che tutti i soggetti competenti nel nostro ordinamento a dare esecuzione alle leggi (e agli atti aventi valore di legge) – tanto se dotati di poteri di dichiarazione del diritto, come gli organi giurisprudenziali, tanto se privi di tali poteri, come gli organi amministrativi – sono giuridicamente tenuti a disapplicare la norma interna incompatibile con il diritto UE.

Le nostre azioni, quindi, saranno volte a far sì che tutti i soggetti deputati all’attuazione della normativa comunitaria non vengano meno ai propri doveri.

4) C’è una valutazione di ordine sociale che deve essere fatta.     

Il governo del cambiamento governa in forza di un contratto di Governo.

Orbene, l’art. 23 del contratto di governo colpisce le occupazioni abusive di immobili e prevede di velocizzare le procedure di sgombero di detti stabili.

Vengono disciplinati dei criteri per lo sgombero, quali lo stato di necessità, e viene ribadito che le sole condizioni di difficoltà economica non possono mai giustificare l’occupazione abusiva.

A questo punto è sotto gli occhi di tutti l’iniquità di una siffatta situazione di fatto e di diritto, in cui si prorogano le concessioni demaniali di privati per altri quindici anni, e si mettono per strada migliaia di cittadini che hanno la colpa di non potere arrivare a fine mese, e sono vittime di una ormai atavica assenza di una politica sul tema dell’abitare.

Questo accade perché il concetto di legalità tanto caro a chi ci governa costituisce una parola vuota e priva di significato se non accompagnata dall’aggettivo costituzionale.

Se si perde di vista la costituzione il rischio è quello di creare disparità di trattamento che poi sono sempre a vantaggio del più forte ed a scapito dei più deboli. Questo ne è un chiaro esempio.

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