Professioni, redditi in caduta dal 2005

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Professioni, redditi in caduta dal 2005
In dieci anni calo superiore al 25% – Spiragli di ripresa solo nel 2015: risalgono notai e consulenti

In dieci anni i professionisti hanno perso, in media, in termini reali il 18,06% del loro reddito, che oggi si attesta intorno ai 33.954 euro. Questo quanto emerge dal sesto rapporto Adepp, l’Associazione che rappresenta 19 Casse di previdenza dei professionisti, che è stato presentato ieri a Roma a Palazzo Giustiniani e che ha fotografato la situazione di quasi un milione e mezzo di professionisti (il 28% in più rispetto a 10 anni fa).
Un rapporto che riflette la situazione del Paese evidenziando la forte disparità regionale e di genere presente anche nel mondo delle professioni. Nel dettaglio il reddito medio in Lombardia nel 2015 è di 60mila euro e in Calabria scende a 20.335 euro; se passiamo al confronto tra maschi e femmine i primi guadagnano mediamente il doppio delle seconde. E se si confronta un professionista maschio lombardo con una professionista femmina calabrese la disparità diventa abissale: 60mila euro contro 11.700. Così come gli anziani guadagnano più dei giovani.
Tornando ai redditi medi, se una contrazione del 18% è preoccupante non consente di cogliere la gravità della diminuzione registrata da alcune categorie professionali. Il dato, infatti, risulta sensibilmente migliorato (di quasi 8 punti percentuali) dall’inclusione dei dati dell’ente più numeroso (circa 364mila iscritti), l’Enpam, ente di previdenza di medici e odontoiatri. Se, infatti, si scorporano i dati relativi a questo ente (che fra il 2005 e il 2015 ha registrato un aumento degli stipendel 43%) la contrazione passa dal 18,06% al 25,83%, più di un quarto delle entrate e il reddito medio reale scende a 25.793. Non hanno registrato cali di reddito anche altre Casse: Enpav (veterinari), Epap (pluricategoriale, e cioè chimici, geologi, attuari, dottori agronomi e dottori forestali) ed Enpaia (agricoli).
Quasi tutte le categorie professionali presentano segni negativi se si considera il periodo 2005-2015. «L’unica nota positiva – si legge nel sesto rapporto Adepp – è ascrivibile alla battuta d’arresto registrata nel 2015 dalla maggior parte delle categorie». Una battuta d’arresto che si è concretizzata in una diminuzione solo dello 0,3% fra il 2015 e il 2014. Ma che nasconde luci ed ombre. Perché se è vero che otto enti stanno registrando un aumento dei redditi, altre categorie restano ferme al palo o continuano a lasciare qualcosa sul campo. Le otto categorie professionali che tra il 2014 e il 2015 registrano un’inversione di tendenza sono: consulenti del lavoro (+ 2,9%), giornalisti liberi professionisti (+ 1,3%), notai (+ 3,8%), periti industriali (+ 6,5%), pluricategoriale (+ 7,8%), biologi (+ 6,8%), psicologi (+ 1%), ingegneri e architetti (+ 0,5%).
Il pianeta Adepp nel 2015 ha raccolto circa 9 miliardi di contributi versati ed erogato prestazioni per 5,9 miliardi di euro. Questo anche se diminuisce il peso delle giovani generazioni sul complesso degli iscritti. «Le entrate contributive hanno registrato un aumento del 2% rispetto all’anno precedente – racconta il presidente Adepp Albero Oliveti –, mentre le prestazioni erogate sono cresciute del 4,6 per cento. In questi anni stiamo sempre più investendo sulla leve del welfare per cercare di avvicinarci all’equità generazionale oggi messa in difficoltà dalla crisi di questi anni».
Nel 2015 le Casse hanno speso in welfare 520milioni di euro,«quasi quanto pagato in tasse» sottolinea Oliveti che si chiede: «Che cosa potremmo fare di più per i nostri iscritti se la tassazione sulla previdenza italiana fosse bassa come accade nel resto d’Europa?». Federica Micardi