PREVIDENZA: Giornalisti, requisiti più alti e pensioni con il contributivo

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IL SOLE 24 ORE

Professionisti. Il Cda dell’Inpgi approva la riforma e attende l’ok ministeriale
Giornalisti, requisiti più alti e pensioni con il contributivo

Requisiti più elevati per andare in pensione, introduzione del calcolo contributivo, contributo straordinario sulle pensioni in pagamento e ritocchi agli ammortizzatori sociali, in attesa di un intervento più ampio, coordinato e condiviso. Che la riforma delle prestazioni approvata dal consiglio di amministrazione dell’Inpgi sia dura lo dice la stessa presidente dell’istituto previdenziale dei giornalisti, Marina Macelloni: «La riforma è sicuramente molto severa e su questo non abbiamo nessun dubbio. Ma è il pacchetto di misure che ci consente di ottenere una solidità prospettica dei bilanci, meno di così non si poteva fare. È una riforma che chiede sacrifici a tutti e che ha come obiettivo la solidità dei conti, perché con questa si mantiene l’autonomia dell’ente. Considero un segnale di grande assunzione di responsabilità che il corpo centrale della riforma sia stato approvato con l’unità di tutti i suoi componenti».
Per l’istituto, alle prese con gli effetti della crisi del settore editoriale, questa è la seconda manovra in poco più di un anno. A luglio 2015 era stato dato il via libera all’aumento delle aliquote contributive e a una limatura della rivalutazione delle pensioni, ma in tale occasione i ministeri vigilanti avevano chiesto interventi più incisivi. Un “richiamo” è poi arrivato dalla Corte dei conti, che a giugno ha messo in evidenza la crescita del disavanzo, arrivato a 111,9 milioni nel 2015 e il peggioramento del rapporto tra entrate contributive e uscite previdenziali, pari a 0,72.
Vecchiaia e anzianità
Nel dettaglio, la delibera approvata mercoledì fissa un incremento dei requisiti per accedere alla pensione. Per quella di vecchiaia, dagli attuali 20 anni di contributi e 65 di età per gli uomini (62 per le donne) si arriverà a 66 anni e 7 mesi di età per tutti nel 2019 (in base alle regole attuali le donne avrebbero raggiunto i 65 anni nel 2021). Per la pensione anticipata, invece degli attuali 62 anni di età e 35 di contributi, nel 2019 serviranno 40 anni di contributi a età minima invariata, con un salto a 38 anni già nel 2017.
Calcolo contributivo
Viene introdotto anche l’adeguamento di tali parametri all’aspettativa di vita, «da applicarsi sicuramente nel 2019 – spiega Macelloni – e poi su valutazione dell’istituto per il futuro. Inoltre, per le contribuzioni versate dal gennaio dell’anno prossimo, si applicherà il metodo contributivo previsto dalla legge 335/1995, compresa la rivalutazione dei montanti collegata alla variazione quinquennale del Pil».
A fronte di questa stretta, sono previste alcune salvaguardie: «Chi matura i requisiti ante riforma entro il 2016 – spiega Macelloni – potrà andare in pensione con le regole attuali anche successivamente. Invece, i dipendenti di aziende in crisi e oggetto di cassa integrazione, mobilità, solidarietà, o disoccupati, avranno un anno in più di tempo per maturare i vecchi requisiti, a patto che lo stato di crisi sia relativo ad accordi siglati entro giugno 2016 o, se disoccupati, abbiano versato almeno un contributo volontario prima di questa data».
Contributo straordinario
Sempre sul fronte previdenziale, con approvazione a maggioranza del Cda e non all’unanimità come per gli altri provvedimenti, è stato previsto un contributo straordinario per tutte le pensioni in pagamento di importo lordo pari o superiore a 38mila euro all’anno. Il prelievo prevede scaglioni dell’1, 2, 5, 10, 15, 20% in base all’importo della pensione e dovrebbe riguardare il 70% dei pensionati, ma il 65% del totale non subirà un taglio oltre il 5 per cento. Questo è un provvedimento che potrebbe generare contenzioso e che per alcuni iscritti potrebbe essere a rischio di legittimità, al pari di interventi simili relativi a pensioni erogate dallo Stato ma supportati da provvedimenti di legge. La presidente Macelloni difende la scelta precisando che è stato messo a punto «tenendo conto delle indicazioni contenute nelle sentenze della Corte costituzionale e quindi è temporaneo, progressivo e giustificato dalle condizioni di salute dell’ente. E comunque dovrà superare un primo esame da parte dei ministeri vigilanti».
Ammortizzatori sociali
Sul fronte degli ammortizzatori sociali, viene introdotto un contributo aggiuntivo di disoccupazione dell’1,4% a carico dei datori di lavoro per i contratti a termine, esclusi quelli di sostituzione. È stata rimandata a un tavolo tecnico la discussione più ampia sul finanziamento degli ammortizzatori sociali (come la proroga del contributo dello 0,30% da dirottare dalla mobilità che sparisce), l’agevolazione del turnover aziendale, la revisione dell’accesso alla disoccupazione. «La decisione – spiega la presidente – è stata presa alla luce del fatto che si sta ridiscutendo la partita sulla ristrutturazione del settore editoriale a un tavolo a cui siedono anche editori, sindacato e governo».
Conti
La riforma entreràin vigore il 1° gennaio 2017, ma occorre che arrivi il via libera in tempo utile da parte dei ministeri vigilanti. Per il momento, l’istituto non ha fornito indicazioni dell’impatto degli interventi sui bilanci attuariali, dando indicazioni invece sugli effetti sul patrimonio, «che – conclude Macelloni – attualmente è di circa 2,2 miliardi di euro e scenderà fino a raggiungere quota 1,8 miliardi nel 2039. Da quella data il trend si dovrebbe invertire».

Matteo Prioschi